martedì 14 giugno 2016

Femminicidio: il 16 giugno la voce degli uomini da Napoli

Giovedì 16 giugno h 17,30  Sala del Capitolo di San Domenico Maggiore 


Pino Ferraro: non è un appello, è una convocazione, un incontro per non tacere. Nessun uomo può tirarsi indietro, e non per mettere a posto la propria coscienza, ma per cambiarla

Giovedì ore 17:30 siamo alla Sala del Capitolo di San Domenico, non per tenere conferenza di autorappresentazione d’innocenza e di assoluzione, ma per aprire un nuovo capitolo di un libro non scritto. 

"Filosofia fuori le mura" non può restare in disparte, se vuole tenere al proprio impegno il compito della città di farsi scuola aperta. Le parole devono ascoltare, perché si possa imparare a legare il mondo e la vita, educando ai sentimenti conosciuti e cambiati, vissuti e svaniti, trasformati o negati, quelli saputi e quelli non ancora conosciuti. Al fondo di ogni sentimento si nascondono il dolore e il proprio amore, che la violenza assoluta sconvolge e cancella. 

Adesso. Non si può rimandare o nascondere, per assolversi e dimenticare. L'uccisione delle donne, la violenza quotidiana, non è un fatto di cronaca, né un delitto che rientra nell’elenco del registro giuridico penale accanto ad altri. La scena è dentro il proprio animo. È un delitto che sale presto dal fondo della cronaca alla superficie della rappresentazione dello stato dei legami sociali. Ogni uomo porta dentro di sé la spia di una colpa che non conosce argini di perbenismo, cultura, ceto sociale e sapere che possa spegnarla o cancellarla nell’indifferenza generale. Non è l’amore, è la separazione che muove la mano omicida. La dipendenza deve poter essere il valore dell’indipendenza e non precipitare nella violenza della notte dell’impotenza mortale. La felicità non si raggiunge o si perde, la felicità si preserva. È la vita. Gli uomini non sanno vivere da soli, senza dominio e potere, senza proprietà, senza vantarsi di prede, non sanno di un versante del vivere insieme per sé di ognuno comune in cui ci si restituisce l’amore come dono di sé. Anche la passione può avere cura di noi, se si ha cura della propria passione d’amore. Bisogna chiedersi in questi giorni che fine ha fatto la libertà, che cosa ne abbiamo fatto, lasciandola alla banale gratuità di gesti assurdi. C'è una colpa in questa forma di libertà aggressiva che taglia i legami tra il mondo e la vita. Bisogna imparare ad amare. Aprire un nuovo corso ai sentimenti.


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