domenica 16 marzo 2014

Presa in giro #quoterosa, tanto rumore per nulla. Incostituzionali le menzogne maschili

PARITA' E COSTITUZIONALITA'/RASSEGNA • Ha ragione Lorenza Carlassare e abbiamo ragione noiGli uomini in Parlamento non hanno voluto neanche la meschina concessione del 40% di donne nelle liste elettorali. Le hanno chiamate quote rosa, per allontanare, ancor di più se possibile, l’idea che le donne possano essere ascoltate. Hanno riproposto un linguaggio superato dalla consapevolezza femminile diffusa nel paese, un linguaggio stucchevole che evoca il paternalismo di facciata che copre pensieri e gesti violenti. Che siano oltre le quote rosa, una concessione poco dignitosa, le donne lo hanno detto e dimostrato coi fatti: presentando una legge d’iniziativa popolare per la democrazia paritaria, rendendosi protagoniste, con l’UDI e le altre associazioni delle donne della Campania, della scrittura della migliore legge elettorale Italiana. La legge della Campaniaaveva non solo a suo favore la sentenza della Consulta, n° 49 del 2003, ma - impugnata nientemeno che dal Presidente del Consiglio (allora Silvio Berlusconi, dunque da Forza Italia), ha anche superato ogni dubbio di legittimità costituzionale ottenendo conferma con la sentenza della Corte Costituzionale n° 4 del 2010.
Quella sentenza sancisce definitivamente, anche per altre leggi analoghe, un principio che non più pessere messo in discussione: quello della piena legittimità della doppia preferenza di genere. Oggi le stesse obiezioni, già perdenti nel 2003, e definitivamente respinte dalla Corte Costituzionale, sono state sollevate in un Parlamento che dovrebbe essere, per ruolo ed obbligo istituzionale, informato di quello che avviene nel paeseColpisce la malafede con la quale si sono scatenati gli animi su una proposta pessima e su un emendamento minimalista. Quote di genere, quote rosa... l’uso delle parole rappresenta un ulteriore affronto alla cultura cresciuta tra le donne in EuropaLa vicenda, in sè, si presenta con la rituale evocazione dei diritti delle donne niente altro che per usarli come paravento dietro il quale si rielabora il patto tra interessi maschili
La tanto attesa legge elettorale è l’ultimo ennesimo spreco in un paese che non sa che fare delle passioni politiche.
Le procedure d’infrazione comminate al nostro paese, per i nostri politici, sembrano avere una cogenza solo quando si tratta di tagli ai servizi. Infatti i nostri governi hanno accumulato una vera e propria collezione di infrazioni e richiami per quanto riguarda i diritti delle donne. 
La logica perversa che guida le classi dirigenti, il patriarcato, nel nostro paese è quello di concedere [concedere! ndr] poco, male e a fatica. 
Una legge per legislatura: in questa un provvedimento pomposamente chiamato “contro il femminicidio”, hanno pensato fosse già troppo.Non siamo deluse, ci saremmo sorprese, semmai, di qualche segnale contrario.
Udi di Napoli, 12/3/2014